Musica arabo-andalusa, la storia

Al Andalus e la musica Arabo-Andalusa

Per comprendere maggiormente l’importanza culturale della musica arabo-andalusa nel periodo di Al-Andalus non possiamo esimerci dal  parlare della storia e delle condizioni politiche, che hanno reso per secoli la Spagna dei Mori, un centro culturale unico nel suo genere. Si può affermare con certezza, che la cultura Araba (poesia, musica e filosofia) ebbe una grossa influenza sulla cultura Occidentale nei secoli a seguire. La Spagna dei Mori fu di fatto un importante centro di contatto tra l’Oriente e l’Occidente. Enorme fu anche il lavoro di ricerca e traduzione dei testi antichi dall’Arabo al Latino voluto in seguito dal “Re Saggio” Alfonso X

Al Andalus, un fiorente centro culturale, diede i natali a generi poetici e poeti di altissimo profilo culturale che hanno segnato tutta la cultura araba dei secoli a venire. Fu un luogo dove di fatto diversi popoli e religioni convissero influenzandosi a vicenda (arabi, berberi, sefarditi e cristiani). Possiamo affermare che dal punto di vista dell’integrazione multietnica, i popoli ebbero pari diritti. Bisogna però sottolineare che le comunità religiose non islamiche, se pur tollerate, furono regolamentate dalla Dhimma. Un vero e proprio codice comportamentale con il quale si regolava la convivenza tra le diverse religioni rispetto a quella islamica.

In questo clima di culturale nel IX secolo, giunse a Cordova Zyriab, straordinario cantante, filosofo, musicista, poeta persiano che rese Al Andalus (Andalusia) la culla della poesia, dell’arte, della musica e della filosofia, da cui l’intero occidente ebbe da imparare nei secoli a venire.
Fino al XIV secolo dunque la Spagna fu un luogo in cui le diverse culture convissero e si influenzarono artisticamente a vicenda. Un incredibile centro musicale, artistico, filosofico e scientifico.

Alfonso X “El sabio”

Mentre nel XIII secolo l’impero Arabo indietreggiava verso il Nord Africa, Alfonso X “Il Saggio” Re di Castilla, governava parte dell’Andalusia con un regno cristiano, dove ancora il fattore interculturale era molto presente.

Il “Saggio” comprese da subito il valore culturale ereditato dai Mori in Spagna, e decise di recuperare questo incredibile patrimonio artistico, filosofico e scientifico. Toledo divenne un centro culturale finalizzato alla traduzione di questi testi di inestimabile valore umanistico.

Con l’ausilio di musicisti e studiosi ebrei ed arabi oltre che cristiani realizzò diverse Cantigas de Santa Maria (Cantigas de Amigo). Una raccolta di 400 brani dedicati ai culti Marianici, di estrazione popolare. Le strutture metriche e melodiche mostrano evidenti affinità con le musiche arabe e sefardite. Alfonso X tradusse dall’arabo al latino i più importanti testi filosofici dell’antica Grecia, che per la prima volta arrivarono in Occidente. Il “Saggio” inoltre fece tradurre in latino molti dei testi poetici e filosifici arabi ed il Corano stesso. Trascurando, però, buona parte di quelli religiosi molti testi religiosi Islamici.

 Un incredibile bagaglio culturale che fu traghettato direttamente all’Europa Medievale, ispirando poeti della levatura di Dante nella sua “Divina Commedia”.

La Reconquista

Il 31  marzo 1492 questo equilibrio di convivenza religiosa (se pur in senso moderno) si rompe inesorabilmente. A seguito della Reconquista cristiana, i Re Cattolici Isabella e Ferdinando di Aragona emanano il decreto di espulsione o conversione obbligatoria al Cristianesimo. Tutte le differenti comunità religiose, generando di fatto l’esodo dei Mori e degli ebrei sefarditi lungo le coste del Mediterraneo.

 Si rompeva inesorabilmente un clima di multietnicità, vivacità culturale che per secoli aveva caratterizzato i territori della Spagna Moresca.

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